Se mi affaccio alla finestra della mia cucina posso vedere un piccolo susino. In primavera mi delizia col bianco leggero e fitto dei suoi fiori, ma adesso i rami sono spogli e scuri. Le foglie sono state portate via dal vento autunnale, e il susino non ha opposto resistenza, fiducioso, come solo gli alberi sanno essere, che quel che se ne andava avrebbe fatto spazio a ciò che doveva arrivare. Adesso, in queste giornate di freddo sole invernale, il vuoto dei rami spicca nell’azzurro del cielo e mi porta a pensare che talvolta c’è bisogno del “coraggio del vuoto”, affinché la vita possa nuovamente riempirsi, progredire, dare frutti. C’è una stagione, un istante, un “qui e ora” in cui sentiamo che per fare posto al nuovo e al cambiamento occorre lasciar andare (abitudini, pensieri, aspetti di noi, perfino persone), come ogni anno gli alberi fanno con le loro foglie. Ma lasciar andare è un’arte, ed è un’arte difficile, perché mescola il desiderio con la paura e la determinazione con la fatica: so di cosa dovrei liberarmi, e so anche di cosa avrei bisogno, ma cambiare mi spaventa, cambiare mi stanca. Quello che temiamo di più, per ogni cambiamento interiore, o di relazione, è quella terra di mezzo – o ramo vuoto – prima della fioritura. Alleniamoci a non aver paura di questa paura: fa parte di noi, accompagna ogni cambiamento importante, e se la accetteremo saremo come il susino, spogli per un istante, ma vivi in una promessa di nuova pienezza.