Tra pochi giorni sarà il mio compleanno e i miei figli mi faranno simpaticamente notare che quest'anno compirò “mezzo secolo + due anni”. Sorrido all'idea e il sorriso fa nascere dentro di me una riflessione: e se invece di limitarci a festeggiare una sola volta all'anno il fatto d'esser ancora qui (che, per carità, è già di per sé interessante...), provassimo a fare quel che Humpty Dumpty propone ad Alice nel Paese delle Meraviglie? Festeggiare ogni giorno, 364 giorni all'anno, il nostro non compleanno! E come? Ma con dei doni, ovviamente (i doni “ingenetliaci”)! Il punto non è - almeno, non è quello che io propongo qui - acquistare o farsi regalare 364 oggetti, ma non perdere l'occasione, ogni giorno dell'anno, di celebrare la bellezza dell'esserci, e dell'essere unici e irripetibili. Si tratta, in fondo, di una scelta: quella di osservarsi con consapevolezza e amorevolezza; e di una pratica quotidiana (ci possiamo aiutare con un taccuino o un piccolo quaderno), che riserva qualche minuto al lasciare traccia di quanto di buono abbiamo visto in noi stessi durante la giornata: quella gentilezza di cui siamo stati capaci; quel piccolo - o grande... - obiettivo che abbiamo raggiunto; quel “no” che finalmente abbiamo avuto il coraggio di dire; quell'intuizione o quella buona idea che abbiamo avuto... Tanti anni fa lessi un libro che mi incuriosì molto, “E venne chiamata due cuori”, di Marlo Morgan, edito da Sonzogno nel 2005: racconta l'esperienza, davvero specialissima, della lunga permanenza di una psichiatra nel bush australiano assieme a una tribù di aborigeni. Molto, molto interessante il modo che i membri di questa tribù aveva di festeggiare il non compleanno... Vi ho incuriosito? Allora non vi resta che leggere il libro! Buon non compleanno a tutti voi!